Ogliastra, rubati 25mila campioni di Dna

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DNA. Ogliastra, rubati 25mila campioni di Dna per studiare il segreto della longevità sarda: 17 indagati

Tutto è cominciato quando una dipendente del Parco Genos di Perdasdefogu (Nuoro), laboratorio nato nel 2000 per raccogliere e conservare campioni biologici, ha scoperto che alcuni cassetti dei banchi frigo erano stati svuotati. All’appello mancavano 25mila provette di Dna appartenenti a 14mila abitanti di Ogliastra, la regione della Sardegna centro-orientale dove risiedono alcune delle persone più longeve del mondo. La Procura di Lanusei ritiene che dietro ci sia una speculazione: per questo ha chiesto la proroga delle indagini e ha notificato avvisi di garanzia a 17 persone. A loro carico sono ipotizzati i reati di furto aggravato, peculato, abuso d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e violazione di dati relativi alla privacy.

La scoperta del furto delle provette depositate al Parco Genos era stata fatta nell’agosto 2016. Lo scandalo aveva trovato spazio sui media italiani e internazionali. Il pm Biagio Mazzeo aveva aperto un fascicolo e affidato le indagini ai carabinieri di Jerzu. Nel settembre 2016 la “refurtiva” era stata ritrovata all’ospedale San Giovanni Di Dio di Cagliari. A disporre il trasferimento del materiale “per scopi scientifici” è stato Mario Pirastu, direttore del’Istituto di genetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il genetista aveva seguito il caso dell’Ogliastra fin dal 2000, cioè da quando il patron di Tiscali Renato Soru decise di fondare la società di ricerca scientifica SharDna. Questa, successivamente, è fallita ed è stata acquistata (insieme a tutti i campioni biologici) l’anno scorso dalla società inglese Tiziana Life per 250mila euro. Vendita che aveva suscitato malumori e polemiche tra gli ogliastrini che avevano donato il proprio Dna.

Il patrimonio della regione sarda, infatti, faceva e fa tuttora gola a tanti. È stato accertato che nella zona compresa fra Perdasdefogu, Villagrande, Arzana, Talana, Urzulei, Villanova e Baunei, il cibo, l’aria e la natura hanno prodotto una specie di mutazione, un Dna particolare, che è la spiegazione dell’anomalo numero di centenari che abitano quelle terre. Il caso ha attirato l’attenzione di antropologi e studiosi da ogni continente: tra gli altri, hanno studiato il fenomeno anche i ricercatori dell’Iowa State University e dell’università di Osaka. Il regista Pietro Mereu gli ha dedicato il documentario Il club dei centenari, uscito quest’anno.

Sulla vicenda è intervenuto anche il garante della privacy Antonello Soro, intervistato sempre dal quotidiano torinese. “I nostri dati genetici oggetto di commercio? È più di un rischio”, ha detto Soro. “E i pericoli per tutti noi aumentano se i colossi del digitale entrano in possesso di informazioni sul nostro profilo genetico, sullo stato di salute, sulle caratteristiche biologiche o la predisposizione a sviluppare determinate malattie – ha spiegato riferendosi alla volontà di Google di creare una grande banca dati genetica -. Le informazioni raccolte potrebbero essere appetibili per le compagnie assicurative o per i datori di lavoro interessati a selezionare il proprio personale sulla base delle caratteristiche genetiche, o addirittura per le case farmaceutiche desiderose di testare nuovi farmaci su soggetti selezionati”.

Fonte: Il Fatto quotidiano